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Visualizzazione dei post con l'etichetta Racconti

Pantera di Stefano Benni

Ci sono dei libri che prendi dagli scaffali della libreria senza leggere la quarta di copertina, senza alcuna informazione, perché lo scrittore, in sé, è garanzia; perché da tempo leggi i suoi libri e sai cosa troverai, e la cosa si ripete così da anni.  Sai dell’uscita del libro, vai in libreria, lo compri e torni a casa desideroso di appagare l’astinenza dal piacere; come quando ti appresti ad assaporare un piatto tipico, ne conosci il sapore e quel che ti aspetti è lo stesso gusto, quello di sempre, non è abitudine, no, quella mai, altrimenti non ci sarebbe più piacere. È più voglia di qualcosa che conosci, che sai essere in linea con i tuoi gusti, e che si rinnova ogni volta. Questa volta, caro Benni , mi sono trovato spaesato, non c’erano i soliti personaggi che, benché fantasiosi, riesci a rendere, grazie alla tua maestria di scrittore, veri; non c’erano le invenzioni mirabolanti, gli espedienti letterari, che fanno di te uno scrittore unico, nel panorama italian...

La casa di famiglia

Per la famiglia, lo zio, dava i numeri. A me non importava se era pazzo o meno, le sue storie e il suo modo di raccontarle mi affascinavano, e ora mi manca.Non si era voluto sposare, benché amasse a modo suo Rosina. Si erano conosciuti a scuola e non avevano mai finito di volersi bene;  anche lassù, ne sono certo, lui, gliene combinava di tutti i colori. Seduto alla scrivania, con il sigaro in mano, così lo ricordo. È morto il 20 marzo del 1986, zio Alberto, aveva sessantuno anni. Qualche giorno dopo, senza nessun problema serio di salute, anche Rosina morì: non poteva rimanere senza il suo amore. Alla fine dell’estate andammo ad abitare al nord. Papà era un prefetto, ogni quattro anni lo trasferivano di sede. Dopo cinque anni, sempre in estate, ritornai in Calabria, nella casa di famiglia.  In quella casa, la notte, dopo aver spento il lume e prima di addormentarmi, alcuni rumori da sempre si manifestano, delle semplici presenze materiali: lo scricchiolio di...

"Un'idea invasiva" su SettePerUno

Sette autori ogni mese, uno per ogni giorno della settimana, chiamati a raccontare in quattro puntate il proprio sguardo sul contemporaneo, attraverso un testo, delle foto, delle illustrazioni o un video. Ogni mattina un contenuto nuovo. Tutte le mattine, una nuova puntata di una storia. Questo è SettePerUno , nato dalla determinazione di Valentina Aversano e Andrea D’ippolito, rispettivamente appassionati di libri e fotografia. Da oggi su SettePerUno , sarà possibile leggere il primo capitolo di un mio racconto, “ Un’idea invasiva ”.  Ho cercato di scrivere una storia sulla potenza invasiva dell’ idea , su come possa manipolare la nostra mente, farci vedere ciò che non è reale, condizionare le scelte. Se ci sono riuscito, non lo so. Per scoprirlo, leggete il racconto. Il primo capitolo Il secondo capitolo Il terzo capitolo Il quarto capitolo

Il barbone e il ragazzo

Questo è un mio racconto che è stato pubblicato dal 28 Novembre al 2 Dicembre su cinquecapitoli.it Quante persone s’incontrano per strada, ognuno con le proprie storie; c’è l’uomo che mi osserva da lontano e prima di avvicinarsi con gli occhi bassi cambia marciapiede, c’è la signora che dà la moneta al suo bimbo che è felice di donarmela, ci sono i due amici anziani che si fermano proprio accanto a me per parlare degli acciacchi della vecchiaia e vanno via senza darmi neanche uno sguardo. C’è il cane che mi annusa, c’è il triste, l’annoiato, chi ce l’ha con il mondo intero e chi anche oggi ha un pensiero e fa qualcosa per gli altri. Sono un barbone! Vivo ai margini della società da quasi dieci anni, possiedo solo una penna e scrivo, dove mi capita. I dieci anni prima sono stati devastanti, una disgrazia tirava l’altra; fino allora non avevo conosciuto eventi negativi e la mia più grande sofferenza erano stati i brufoli adolescenziali. Avevo ventitré anni quando improvvisamente venne...

"Il barbone e il ragazzo" su cinquecapitoli.it

Cinque capitoli s'ispira al progetto di David Daley . Ogni settimana un racconto suddiviso in cinque capitoli dal lunedì al venerdì. Finora Cinque Capitoli ha pubblicato racconti di Ilaria Giannini, Alessandro Raveggi, Andrea Consonni, Mauro Evangelisti, Claudio Morandini, Thomas Pistoia, Alessandro Raveggi, Gianluca Mercadante, Marco Candida e, Daniele De Serto.  Da lunedì 28 novembre sarà possibile leggere il primo capitolo di un mio racconto “ Il barbone e il ragazzo ” . Il racconto  ha iniziato a insinuarsi nella mia mente, una sera di fine estate. Ero andato a mangiare una pizza con amici e cugini. Decidemmo dopo, di fare due passi sul lungomare, la serata non era ideale per proseguire chiacchierando all’aperto; raffiche di vento improvvise ci sorprendevano da ogni latitudine e, infreddoliti camminavamo lesti. La crisi economica, la precarietà, i problemi che “banalmente” ci accomunavano, furono spazzati via da ciò che vedemmo su di una panchina sotto un lampione ...

L'editor

E’ semplice mandare una mail, allegare un file … - Cosa? - Chiunque è stato non aveva nulla da fare.  - Che stai dicendo? - Chiunque è stato quello che aveva da dire non riusciva a dirlo.  Lo lasciai sfogare, non c’era nulla da fare, non mi ascoltava. - Chiunque è stato ha pensato quello che ho da dire lo scrivo: male! - E no, se scrivi, lo devi fare bene, altrimenti lascia stare. Guardarlo in quello stato faceva un po’ ridere, ma non potevo farlo: avrei provocato una reazione abnorme. Si allontanò nell’altra stanza, lo vidi ritornare agitando dal corridoio un malloppo di fogli che scaraventò sul divano. - Leggi! Disse, indicando tremante i fogli sparsi dappertutto gli occhi erano fulmini pronti a saettare. Mi avvicinai al divano, era un manoscritto: “Il barbone e il ragazzo”. - Come si è permesso, scrivere è una cosa seria, ci vuole pazienza, metodo e … La pausa non preannunciava nulla di buono, attendevo con i fogli in mano, già sapendo cosa aspettarmi. - ...

Cosa vuoi fare da grande?

C’era Spillo, Naomi e Kenny. Era il 1979. Spillo, che in realtà si chiamava Stefano, aveva sempre il pallone sotto il braccio. Era felice solo se giocavamo a pallone,  quando perdeva l’afferrava con le mani tozze e se ne andava senza salutare. Naomi, cioè Piera, aveva sempre una piccola borsa, a tracolla rossa, che non mollava mai; tornava a casa ogni mezz’ora per cambiarsi. Luigi abitava nei palazzi nuovi, dopo la curva, vicino all’edicola. Ogni pomeriggio, scendeva giù da noi - ci radunavamo di fronte la pensilina della fermata dell’autobus - con la sua bmx, quasi sempre senza freni, i pantaloni strappati, all’altezza delle ginocchia, che lasciavano intravedere la carne viva e rossa, perché in curva si piegava, diceva lui, alla Kenny Roberts. E poi c’ero io, Giuseppe, senza soprannome: non avevo le idee chiare su cosa volevo fare da grande.  Ogni anno, il giorno del mio compleanno, nel momento della foto con i miei amici, e prima di spegnere le candeline, ...

E niente!

E niente, mi sveglio la mattina presto, faccio colazione guardo l’orologio, una doccia veloce, guardo l’orologio,  mi vesto e, penso: io non lavoro! E niente, all’inizio è anche bello; svegliarsi più tardi, stare nel letto soprattutto quando piove, dedicarsi ai propri hobby, ma dopo un po’ penso: io non lavoro! E niente, devo inventarmi qualcosa, occupare il tempo ma soprattutto la mente; leggo e, lo faccio più del solito, cinque libri al mese, alcune volte sei. Ma la sera dopo aver poggiato il libro sul comodino e prima di spegnere la luce penso: io non lavoro! E niente, devo uscire, fare sport e lo faccio, organizzo una partita a calcetto; funziona, non penso, ma dopo sotto la doccia, qualcuno urla ancora martedì altri tre giorni di lavoro! E niente, penso: io non lavoro! Non sarebbe male, se non fosse che, per uscire ho bisogno della macchina, la benzina è aumentata, tutti i parcheggi sono a pagamento, e, poi questo mese scade l’assicurazione, il mese prossimo, si s...

L'ultimo caffè

“ Non può più bere caffè, se vuole continuare a vivere !”. Queste le ultime parole che il medico disse a mio padre, e che rimbombavano nella mia testa ed immagino nella sua. Uscimmo dallo studio in silenzio, divorati dai pensieri: senza dire una parola, si mise in macchina e via senza meta, voleva fuggire lontano da tutto e da tutti, ed io lo lasciai fare. Pioveva con rabbia, le gocce sembravano sassi lanciati a caso, due persone sotto un ombrello malridotto vagavano senza un'apparente meta, una mamma stringeva a sé il suo piccolo bimbo e, con ogni porzione del suo corpo, lo proteggeva. Osservavo attraverso il parabrezza dell'auto l'incedere scomposto degli uomini e la grandiosa brutalità della natura, con le mani al volante, sospeso tra il conosciuto passato e l'incerto presente, mentre le gocce d'acqua, scivolavano lungo la linea del mio viso. Era piovuto tutta la notte, ed ancora non accennava una tregua, uno scroscio d'acqua atavica veniva giù s...

La fruttiedicolante e Flaiano

Il sole 24 ore ha ideato una collana che raccoglie 50 volumi di scrittori che hanno ricevuto il Premio Strega , un' opportunità per chi non ha avuto modo di leggere questi “capolavori” di poter assaporare i diversi stili narrativi e trascorrere così l'estate in compagnia della migliore letteratura italiana degli ultimi sessantaquattro anni, quindi il venerdì - giorno in cui al giornale si accompagna il libro – di buon mattino ho un solo pensiero: poter leggere quelle parole. Questa mattina era il giorno di “Tempo di uccidere” l'unico romanzo di Flaiano , primo vincitore nel 1947 del Premio Strega: caspita! Faccio colazione più in fretta del solito, ho paura di non trovarlo: sono in vacanza, lontano dal mio edicolante di fiducia. Arrivo in edicola... non esattamente è un negozio di frutta e diversi (di solito detersivi) qui ci si è allargati ai giornali, siamo in un piccolo villaggio di una località di mare... dunque dicevo, entro e chiedo del sole 24 o...