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Visualizzazione dei post da maggio, 2012

Hotel a zero stelle di Tommaso Pincio

Questo libro (editori Laterza , Contromano ) è una bomba. Una deflagrazione potente che mi ha risvegliato. Ogni tanto e senza sapere come vago nell’indifferenza, conseguenza forse delle tante strade percorse che non mi hanno portato a scoprire nessuna meta, almeno significativa per me. La società pressa con i suoi tempi omologanti. Si nasce, si cresce, si va a scuola, si inizia a lavorare, si conosce una ragazza che diventa tua moglie e, poi i bambini, s’invecchia e si muore. Be’ non va così per tutti ma il mondo non te lo perdona, se salti un passaggio, c’è e ci sarà sempre qualcuno che ti biasima, che ti dice: «E come mai? mi dispiace.», e per un attimo o per giorni, mesi anni, finisce che ti senti anche in colpa, e ti chiedi: «Forse c’ho qualcosa che non va, ma perché io, ancora …».  Solo uno strattone, ogni tanto, mi dona lucidità, permettendomi di vedere aldilà delle nebbie, pesanti, che adombrano i pensieri, per osservare ciò che la vita sociale impone: un unico bina

Il bambino che collezionava parole di Juan Pablo Villalobos

Nel romanzo ( Einaudi – Stile libero Big ), solo 80 pagine, che si leggono velocemente, c’è un bambino, il suo nome è Tochtli , vive in una villa che chiama palazzo, insieme al padre. Non ha la mamma. Non può uscire e conosce 14 o 15 persone. Nel parco che circonda la villa ci sono anche delle gabbie, dove sono tenute una tigre e un leone. Nella villa ci sono diverse stanze e alcune sono vuote, cioè non ci vive nessuno, sono piene di armi, più di mille, prodotte in tutto il mondo e, c’è anche un bazooka. Il padre Yolcaut , narcotrafficante, non gli nasconde quasi nulla della sua attività, delle efferatezze che compie lui e le guardie. Il bambino vive immerso in una realtà di malaffare lontano dal mondo esterno; si annoia e quindi colleziona parole ma anche cappelli e animali esotici.  Il titolo non promette ciò che lascia intendere, mi ha spiazzato, così come mi ha disorientato la modalità scelta da Villalobos di raccontare; utilizza la prima persona di un bambino, che cand

L'estate alla fine del secolo di Fabio Geda

Su quattro nonni, due non li ho conosciuti. Non ci si rende conto del tesoro che può rappresentare il racconto di un nonno. Parole ascoltate con distrazione, che con il tempo, quando ormai non c’è più, ritornano, le senti nell’aria, scuotono dal torpore. Parole pesanti, perché cariche di vissuto, e che sembrano lontane ma per quanto lo siano, nei tempi e nei luoghi, la vita è sempre uguale e le cose importanti sono sempre le stesse.  Simone era nato il 5 settembre del 1938 quando in Italia venivano promulgate le leggi razziali. La sua era stata un’adolescenza da fantasma. Appena nato, insieme alla famiglia, dovettero rifugiarsi in Francia. Il ritorno in Italia, a Colle Ferro,  fu un nascondersi, da chiunque, per il terrore di essere catturati. Lì aveva conosciuto la morte e lì ormai anziano era ritornato, per uccidersi. Ma nell’estate del 1999 sua figlia Agata,  che non rivedeva da nove anni, gli affida il nipote, Zeno .  Un nonno e un nipote, due sguardi uguali. « Solo