Passa ai contenuti principali

Il bambino che collezionava parole di Juan Pablo Villalobos




Nel romanzo (Einaudi Stile libero Big), solo 80 pagine, che si leggono velocemente, c’è un bambino, il suo nome è Tochtli, vive in una villa che chiama palazzo, insieme al padre. Non ha la mamma. Non può uscire e conosce 14 o 15 persone. Nel parco che circonda la villa ci sono anche delle gabbie, dove sono tenute una tigre e un leone. Nella villa ci sono diverse stanze e alcune sono vuote, cioè non ci vive nessuno, sono piene di armi, più di mille, prodotte in tutto il mondo e, c’è anche un bazooka. Il padre Yolcaut, narcotrafficante, non gli nasconde quasi nulla della sua attività, delle efferatezze che compie lui e le guardie. Il bambino vive immerso in una realtà di malaffare lontano dal mondo esterno; si annoia e quindi colleziona parole ma anche cappelli e animali esotici. 

Il titolo non promette ciò che lascia intendere, mi ha spiazzato, così come mi ha disorientato la modalità scelta da Villalobos di raccontare; utilizza la prima persona di un bambino, che candidamente, come se ci raccontasse una favola, descrive: gente fatta a pezzi, teste mozzate, il traffico di cocaina, le prostitute che frequentano la villa e che si appartano (misteriosamente) con il padre. 

Leggendo non ci si rende conto dell’orrore che quelle pagine narrano; il male è raccontato in modo candido.  Dopo averlo letto l’ebook, ho una sensazione strana. Possibile che la forma può distogliere così tanto dalla sostanza e far apparire l’orrore come se fosse una favola? E se accade ciò quanto tempo passa prima che ci si rende conto che c’è qualcosa che non va? E forse ciò che è accaduto nel periodo più buio per l’umanità, nella seconda guerra mondiale, in particolare in Italia e in Germania; quante persone sapevano dell’olocausto ma non si rendevano conto di ciò che stavano vivendo? «Nei libri non si trovano le cose del presente, solo quelle del passato e quelle del futuro. Questo è un grande difetto dei libri. Qualcuno dovrebbe inventare un libro che ti dice cosa sta succedendo in questo momento, mentre leggi. Dev’essere più difficile dei libri futuristi che prevedono il futuro. Per questo non esiste

Il bambino che collezionava parole è stato accolto da subito con favore presso la critica è diventato un caso internazionale. In Inghilterra è stato selezionato per il premio Guardian Prize e viene considerato come l’opera prima più interessante di un autore esordiente.

Commenti

Post popolari in questo blog

eBook : Forum dell’Unesco; Kultur Convivio; Editech

E’ da diversi  anni che assistiamo ad un continuo vociare sul mondo dell’editoria e sui mutamenti che il progresso tecnologico, in questo settore potrebbe apportare. Il tema dell’editoria digitale è complesso, vi ruotano attorno diversi “attori” e molti sono gli interrogativi ai quali neanche gli operatori del settore riescono ancora a dare una risposta definitiva; il digitale ormai parte della nostra vita, l’ha anche cambiata. Da quanto tempo non spediamo o riceviamo una lettera, scritta a mano?  Quanto si è ridotto il numero di fax, ricevuti ed inviati? Quante pagine in meno stampiamo? Quante notizie leggiamo direttamente sul web, attraverso i giornali online o dai blog? In questa settimana si concentrano tre eventi, che fanno il punto su questi temi. A Monza , nella splendida cornice di Villa Reale , il secondo Forum mondiale dell' UNESCO , che è iniziato il 6 e si conclude oggi, affronta il tema: Il libro domani: il futuro della scrittura nell'era digitale . I partec...

La misura eroica di Andrea Marcolongo

Dopo il gran successo del primo libro, La lingua geniale , nel quale Marcolongo ci ha raccontato perché amare il Greco antico, l a scrittrice che non voleva più scrivere di antico, di greco, si è presa del tempo per intraprendere un viaggio interiore, alla fine ha scoperto che avrebbe perso parte di sé se avesse abbandonato l’antico. In questo libro non parla di lingua greca ma utilizza il mondo antico, Le Argonautiche di Apollonio Rodio , l’archetipo dei romanzi di formazione, il racconto della prima nave che solca i mari non per fare la guerra ma per intraprendere un’impresa impossibile; conoscere se stessi, incontrare l’amore, e intreccia il viaggio di Giasone e dei suoi compagni con il suo viaggio personale. Tre piani narrativi, il mito greco più antico, il viaggio e l’autobiografia.   C’è nel libro una cura delle parole che raramente ho riscontrato in altri libri, “ Quando non capisco qualcosa della vita io risalgo all’etimologia della Parola per capire e dare u...

Purity di Jonathan Franzen

Il libro è suddiviso in sette capitoli, interessante è il parallelo tra il regime socialista e quello digitale, tra i dossier della Stasi e quello della rete che mi ha fatto pensare all’ultimo libro di Renato Curcio , L'egemonia digitale e in particolare al passo in cui Curcio dice: “ Nel Grande imprigionamento digitale – a differenza dei totalitarismi che hanno afflitto il secolo passato – sono i nostri “dati” e i nostri “profili” che vengono rastrellati, deportati e internati mentre i nostri corpi vengono lasciati “liberi” di imbrigliarsi ulteriormente nella Rete affinché possano contribuire incessantemente a produrre gratuitamente ulteriori aggiornamenti. ” I personaggi sono complessi, ci sono intrecci erotici e soprattutto cerebrali, ognuno dei personaggi cerca di fare i conti con il passato, alcuni lo vorrebbero eliminare, altri metterlo in luce , tutti sono divorati dal senso di colpa e tutti hanno dei segreti e i segreti cosa sono se non il segno distintivo, la c...