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Visualizzazione dei post da settembre, 2012

La casa di famiglia

Per la famiglia, lo zio, dava i numeri. A me non importava se era pazzo o meno, le sue storie e il suo modo di raccontarle mi affascinavano, e ora mi manca.Non si era voluto sposare, benché amasse a modo suo Rosina. Si erano conosciuti a scuola e non avevano mai finito di volersi bene;  anche lassù, ne sono certo, lui, gliene combinava di tutti i colori. Seduto alla scrivania, con il sigaro in mano, così lo ricordo. È morto il 20 marzo del 1986, zio Alberto, aveva sessantuno anni. Qualche giorno dopo, senza nessun problema serio di salute, anche Rosina morì: non poteva rimanere senza il suo amore. Alla fine dell’estate andammo ad abitare al nord. Papà era un prefetto, ogni quattro anni lo trasferivano di sede. Dopo cinque anni, sempre in estate, ritornai in Calabria, nella casa di famiglia.  In quella casa, la notte, dopo aver spento il lume e prima di addormentarmi, alcuni rumori da sempre si manifestano, delle semplici presenze materiali: lo scricchiolio di un mobil