Passa ai contenuti principali

La fruttiedicolante e Flaiano




Il sole 24 ore ha ideato una collana che raccoglie 50 volumi di scrittori che hanno ricevuto il Premio Strega, un' opportunità per chi non ha avuto modo di leggere questi “capolavori” di poter assaporare i diversi stili narrativi e trascorrere così l'estate in compagnia della migliore letteratura italiana degli ultimi sessantaquattro anni, quindi il venerdì - giorno in cui al giornale si accompagna il libro – di buon mattino ho un solo pensiero: poter leggere quelle parole.

Questa mattina era il giorno di “Tempo di uccidere” l'unico romanzo di Flaiano, primo vincitore nel 1947 del Premio Strega: caspita!

Faccio colazione più in fretta del solito, ho paura di non trovarlo: sono in vacanza, lontano dal mio edicolante di fiducia. Arrivo in edicola... non esattamente è un negozio di frutta e diversi (di solito detersivi) qui ci si è allargati ai giornali, siamo in un piccolo villaggio di una località di mare... dunque dicevo, entro e chiedo del sole 24 ore con il libro di Flaiano, mi guardano strano , come se li avessi presi in giro, subito dopo, marito e moglie si scambiano delle fugaci occhiate che non promettono niente di buono. La signora si piega a novanta gradi, mentre il marito al banco mi fissa, “ ma questo libro com'è “ dice la signora mentre rovista energicamente, tra Topolino, Chi, Gente... ed io penso, ah però vedi la prima impressione può sempre ingannare, la “ fruttiedicolante” si interessa oltre che di frutti anche di lettere, “ il romanzo si svolge in Africa verso la fine della guerra in Etiopia “ le risposi compiaciuto, e lei “no no dico com'è il libro” facendo dei movimenti con le mani come a modellare una materia invisibile … dovetti ricredermi, forse la prima impressione non inganna, “ è un libro, signora, con una copertina, delle pagine...” risposi sorprendendomi, anche io, nel gesto della modellazione; mentre mi avvicinavo all'uscita, pensai: “Coraggio, il meglio e passato.”


Commenti

Post popolari in questo blog

Mare al mattino di Margaret Mazzantini

E’ la storia di due donne dei loro figli e di due Paesi ora amici ora nemici. Angelina ha vissuto per quarant’anni a Tripoli, a seguito del piano di colonizzazione del governatore Italo Balbo che portò decina di migliaia di Italiani in Libia, ma ben presto il deserto trasformato in orti diventò teatro di guerra e, la scoperta del petrolio ha mutato definitivamente il territorio, la società, l’economia e gli equilibri internazionali. La famiglia di Angelina cacciata dalla Libia quando arrivò in Italia erano gli anni settanta; un periodo di intense lotte politiche che sfociarono nell’estremismo. Sono gli anni del terrorismo e delle tante stragi ancora oggi senza nessun colpevole. In questo clima i tripolini erano soli, non c’era tempo da dedicare a queste famiglie. Oggi Angelina ha un figlio “ Vito guarda il mare. Sua madre un giorno gli ha detto devi trovare un luogo dentro di te, intorno a te. Un luogo che ti corrisponda .” Jamila è una madre ragazzina che fugge dalla guerra nel s

Nel mondo a venire di Ben Lerner

Nel numero del « New Yorker » uscito il 18 giugno 2012 è stato pubblicato il racconto The Golden Vanity firmato Ben Lerner , in cui un narratore in terza persona riporta le vicende di uno scrittore che deve affrontare un’operazione ai denti ed è indeciso se usare un’anestesia parziale o totale. Nel mondo a venire Ben, il protagonista, è un poeta che ha esordito da poco nella narrativa con un libro che ha raggiunto un inaspettato successo di critica. H a scoperto di avere una malformazione cardiaca, riceve la richiesta di donare il suo sperma per un’inseminazione artificiale da Alex, la sua migliore amica, che lo ritiene capace a livello genetico e pratico di essere un padre. “ Ti ho scelto per e non malgrado i tuoi difetti , ” gli dice Alex “ una nuova strategia di accoppiamento per le donne del nuovo millennio la cui priorità è tenere alla larga i più disastrosi padri, non formare una famiglia nucleare .”  riflette il protagonista che intanto butta giù un racconto, in

LIBERTA'

Tra le gabbie del dovere, il tarlo,  succhia voluttuoso  l’anima dispersa. Dondola l’idea di fuggire, tra le pieghe del volere, spossata dal lungo, sordo,  pungolo ormai insostenibile nell'immemore ricordo. Brivido, accarezza il Verbo che fu e ora soggiace nelle tenebre in visibili,  che l' oscurano.