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Una sera di luglio di Carlo Scalfaro



Una sera di luglio del 1961, Carlo Scalfaro salii su un treno, aveva quindici anni. Il treno era diretto a Torino dove si sarebbe svolta la manifestazione nazionale della federazione giovanile comunista e la mostra “Italia 61” organizzata per la celebrazione dei primi cento anni dell’Unità d’Italia. Questo libro è il racconto del percorso personale, politico di quel ragazzo, di quella generazione a partire da quella sera del 1961. Un racconto di parte, di un comunista che ancora in larga misura analizza la realtà attraverso il metodo marxista, senza ritenersi sconfitto ma sapendo che la battaglia per un mondo nuovo è stata irrimediabilmente perduta. Carlo Scalfaro è stato un dirigente del Partito comunista catanzarese e poi un dirigente sindacale della Cgil. Attraverso i suoi ricordi questo libro restituisce a chi c’era la memoria di quegli anni, a chi non c’era fornisce elementi di conoscenza su un periodo molto vivace della storia calabrese e italiana, dall’omicidio di Gigino Silipo al Sessantotto.

Nel libro c’è una riflessione sul Sessantotto, “ la lotta all’autoritarismo e al classismo nelle scuole e nelle università si trasformò immediatamente nell’obiettivo della scuola “facile”dove si può fare tutto fuorché studiare davvero.”, e tante pagine sono dedicate alla “Questione meridionale” ai tanti errori ideali che invece di portare a soluzione hanno confermato ed allargato il divario con il Nord del paese, “Il tecnicismo mostrava la sua incapacità a cambiare nel profondo la realtà meridionale. Però ne modificava il volto, gli usi, i costumi, dando la stura a quel modernismo senza modernità che è stata la piaga aggiuntiva della condizione del Mezzogiorno.” E infine, naturalmente, una larga riflessione sul partito comunista, e sull’organizzazione partito in sé che agli occhi di chi è nato dopo gli anni ottanta potrebbe essere utile per farsi un’idea dell’importanza di un’organizzazione solida, capillare invece di un partito liquido che si regge sulla figura del leader, dell’uomo solo al comando. Quello che sono i partiti oggi o quello che ne rimane sono il risultato di un processo che viene da lontano che Scalfaro individua a partire dagli anni Settanta, in quegli anni c’erano già i “…prodromi eclatanti di una mutazione genetica del partito che annullava i caratteri fondamentali del costume comunista e conduceva sempre più i gruppi dirigenti ad occupare posti in prima fila nel “teatrino della politica” con le conseguenti lotte interne, personali e di gruppi, per posizioni di potere nel partito e quindi nelle istituzioni.”

Un libro per tutti, per chi era comunista e non lo è più, per chi lo è ancora e per chi non lo è mai stato. Un libro di parte ma non partigiano. L’analisi schietta, originale, scrupolosa, obiettiva e critica della situazione politica del Novecento, del PCI della sinistra occidentale, ci permette di comprendere le dinamiche politiche, sociali e la trasformazione della città di Catanzaro, della Calabria e del Paese. Trasformazioni che alcune volte sono trasformismi “ …famiglie della cosiddetta “Catanzaro bene”, già volgarmente ed utilitaristicamente al servizio del regime fascista, collocate in egual modo e con gli stessi privilegi nelle pieghe del potere democristiano.” E poi i vizi che nonostante gli anni non sono mai cambiati, il servilismo verso i potenti, e il servirsi del partito e del potere da parte dei notabili della città; il campanilismo uno dei mali endemici della Calabria. Un libro da leggere per comprendere l’origine di alcune problematicità o il perdurare di altre.  

Una sera di luglio di Carlo Scalfaro

Editore: Città del Sole Edizioni
    
Anno di pubblicazione: 2015

Pagine: 264

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