Calais è
una città del nord della Francia, negli ultimi due anni a ridosso del porto e
del terminal ferroviario, dal quale partono i treni per la Gran Bretagna, una
enorme bidonville accoglie 7 mila migranti. Nella “giungla”, così è chiamata,
non c’è acqua, corrente; si vive al fango e al freddo e solo nel marzo scorso la
Francia ha realizzato, a fianco della “giungla”, un campo di container-alloggio
riscaldati e un altro, non lontano, riservato a donne e bambini che accoglie solo
una parte dei migranti.
Carrére
ha visitato la città e realizzato un resoconto ma evitando il racconto della “giungla”,
spostando l’attenzione sulla città e i suoi abitanti, raccogliendo umori,
percezioni. In tutto cinquanta pagine che parlano di Calais ma potrebbero riferirsi a qualsiasi città che in questi
ultimi anni sta cercando di accogliere migranti e di gestire gli umori, la
percezione e le prese di posizione e le azioni degli abitanti che sono contro i
migranti, “Molti bianchi del Beau Marais,
che vivono di disoccupazione, si trovano in una situazione forse meno precaria
ma per certi versi molto più stagnante, più irrimediabile, e io mi chiedo se
questo non incida, in modo consapevole o meno, sul loro risentimento.”
Carrère si è
confrontato nei quindici giorni di permanenza con tante realtà, il centro
culturale, le vie della città con i negozi serrati, il prete di frontiera e la
libraia solidale. Il graffito di Banksy all’ingresso della baraccopoli, gli
abitanti di Saint- Pierre, beneficiari di assegni sociali che vivono nei mini
appartamenti in fitto, che espongono a Carrére la teoria del colibrì. “Nella Foresta scoppia un incendio, tutti gli
animali fuggono, solo un colibrì vola fino al fiume, si riempie d’acqua il
minuscolo becco e riparte velocemente per versarne il contenuto sulle fiamme. E
continua così, andando avanti e indietro per tutto il giorno, fino a quando un
ippopotamo gli fa notare che quelle poche gocce su un incendio così grande sono
ridicole; lui gli risponde: forse, ma faccio la mia parte.”
In quarta di copertina
Carrére scrive: “Quello che mi interessa è poter scrivere un reportage
esattamente nello stesso modo in cui scriverei un libro”. Ci è riuscito. Ma io
sono di parte. Carrére è uno dei miei scrittori preferiti.
Editore: Adelphi
Collana: Biblioteca minima
Anno di pubblicazione: 2016
Pagine: 48
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