Ho deciso, quest’anno, di
iniziare la mia partecipazione allo #Stregathon - lo sport per lettori forti-,
ideato da Diana D’Ambrosio, che consiste nel leggere i libri finalisti che si
contendono il Premio Strega, con La reliquia di Costantinopoli perché lo scorso
anno Neri Pozza, casa editrice del libro, con Il genio dell’abbandono di WandaMarasco mi aveva regalato la più bella esperienza di lettura di tutti i libri
partecipanti al Premio Strega. Quest’anno il livello generale delle opere è
inferiore rispetto allo scorso anno e anche il libro di Malaguti, un romanzo
storico, lo conferma: narra la caduta dell’Impero Romano d’Oriente e le vicende
di un mercante greco di Costantinopoli e del suo socio ebreo-veneziano.
Il
pretesto narrativo è il recupero di un manoscritto che il precettore di Giovanni,
il mercante Gregorio Eparco, aveva raccomandato di nascondere. Il manoscritto è
un diario scritto in greco che racconta i giorni che precedono la caduta di
Costantinopoli ad opera dell’esercito turco guidati da Maometto II e la
missione di salvare le reliquie della cristianità custodite a Costantinopoli.
Il libro come si può
immaginare ha una trama già ampiamente utilizzata, mi aspettavo quindi qualcosa
di più. Apprezzo la precisa ricostruzione storica e l’imponente lavoro
preparatorio che un’opera del genere immagino abbia riservato ma dal punto di vista
narrativo il risultato non è dei migliori: i personaggi non sono mai usciti
dalla pagina, i dialoghi sono poca cosa.
Editore: Neri Pozza
Anno di pubblicazione: 2015
Pagine: 592
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