Estella è ritornata in paese, ha
abbandonato il convento e la promessa di farsi monaca, è arrivata d’inverno con
la neve alta, preceduta da Gedeone, un cane, insieme sono entrati in chiesa, lì
le suore, arrivate da Napoli, l’hanno spogliata.
Ogni anno organizza una cena, ad Alento, nella casa De Paolis, dove per tanti
anni è stata istitutrice del piccolo Marcello, per chiamare alla luce da un mondo perduto gli
abitanti di Alento, un paese che a causa di una frana piano piano è stato
abbandonato, e i suoi abitanti ormai morti: “… , nessuno fra i morti se ne va
completamente, così come tra i vivi nessuno ci sarà mai del tutto.”
“Una
storia di esclusione, senza dubbio, ma anche di vite dissipate, trascorse senza
gridi, senza gesti.”
Alento,
paese immaginario, è lo scenario del libro, rappresenta tanti luoghi
abbandonati della nostra Italia. Estella è la memoria che attraverso la parola
cerca la via per un altro destino, perché nulla finisce: “Se la morte è venuta,
amici cari, è anch’essa passata.”
Un
libro evocativo, dalle immagini forti, potrebbe essere tratto un film, è il
primo romanzo della Pellegrino, che è stata avvicinata a Corrado Alvaro e a
grandi scrittori della letteratura meridionale.
Editore: Giunti
Anno di pubblicazione: 2015
Pagine 224
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