Un
piccolo racconto, meraviglioso. Pubblicato anonimo nel 1853.
Un
avvocato ha nel suo studio di Wall street due dipendenti che svolgono la
mansione di scrivani, Tacchino (Turkey), un inglese basso e asmatico di
sessant’anni, è un lavoratore instancabile al mattino ma dopo mezzogiorno il
suo viso si accende come la grata del caminetto a Natale, da quel momento le
sue capacità professionali vanno compromettendosi, si affaccenda e diviene
arruffone e pasticcione. Pince-nez (Nippers), un ragazzo di venticinque anni,
irritabile al mattino mentre nel pomeriggio è relativamente tranquillo. E poi c’è Zenzero
un ragazzotto di dodici anni tuttofare. A causa della nomina all'Alta Corte di
Equità, l’avvocato decide di assumere un nuovo scrivano. “In risposta a un
annuncio, una bella mattina, si parò immobile sulla soglia del mio ufficio un
giovane – la porta infatti era aperta, perché era estate. Rivedo ancora quella
figura: pallidamente linda, penosamente decorosa, irrimediabilmente squallida!
Era Bartleby.”
In
un primo momento Bartleby svolge il proprio lavoro instancabilmente, scrive
giorno e notte. Un giorno, l’avvocato, tra mille impegni, chiama Bartleby
affinché prendesse una copia per controllare parola per parola l’esattezza con
l’originale. Senza muoversi dal suo angolino Bartleby risponde:«I would prefer
not to», tradotto in italiano nella versione di Celati Avrei preferenza di no, che rende già dalla costruzione della frase
l’originalità del contenuto. Ma qual è il significato di quella originale
risposta; non è una affermazione né una negazione.
Il libro di Melville ha avuto diverse interpretazione, tanto inchiostro è stato consumato e tante dita hanno pigiato i tasti sulla tastiera per esprimere la propria opinione. Una piccola frase di un piccolo racconto ha suscitato nel tempo tante reazioni. Perché?
Il libro di Melville ha avuto diverse interpretazione, tanto inchiostro è stato consumato e tante dita hanno pigiato i tasti sulla tastiera per esprimere la propria opinione. Una piccola frase di un piccolo racconto ha suscitato nel tempo tante reazioni. Perché?
“Un uomo magro e scialbo ha pronunciato la
formula che sconcerta tutti.”[1]
Dire
no, non è semplice, alcune volte si mente proprio per non dirlo. Dire no, può
portare a delle conseguenze disastrose, pensiamo alle nostre relazioni,
immaginiamo la richiesta che il nostro datore di lavoro, la persona che ci ama
e amiamo, l’amico potrebbero farci e immaginiamo le loro espressioni nel
momento in cui noi pronunciamo “no” e
invece immaginiamo quale potrebbe essere la reazione alla nostra risposta alla
Bartleby, avrei preferenza di no.
Quella
frase sovverte le modalità dell’essere: volontà, potere, dovere. A una non
volontà, a un non potere, a un non dover fare qualcosa si è preparati a
controbattere ma a una non preferenza?
Bartleby
poi non preferirà solo di non controllare le copie ma anche di uscire
dall’ufficio per svolgere delle commissioni, di far entrare nell’ufficio l’avvocato
che dopo la messa della domenica era passato dal suo ufficio trovando Bartleby,
che lì dorme, e di copiare; sì smetterà un giorno anche di copiare e rimarrà
immobile a fissare la parete che si vede dalla finestra. E poi non preferirà
abbandonare l’ufficio dopo essere stato espulso.
Bartleby è “senza passato né futuro, è istantaneo”.[2]
[1] Bartleby. La formula della creazione di Giorgio Agamben, Gilles Deleuze
[2] Bartleby. La formula della creazione di Giorgio Agamben, Gilles Deleuze
Bartleby, lo scrivano di Herman Melville
Editore:Feltrinelli
Collana: Universale economica i classici
Traduzione: Gianni Celati
Anno di pubblicazione: 2008
Pagine: 116
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