Un libro autobiografico. Clara Sereni si racconta e ci racconta il periodo che va dal 1968 al 1977, dall’arrivo nella casa di via Ripetta 155 al trasloco nella nuova casa in via Monteverdi.
Una storia personale e la Storia dell’Italia, una fotografia della mutazione, la propria e quella del Paese. Alcuni anni della sua vita, dall’abbandono della casa di famiglia, per liberarsi dalla gabbia e da un padre ex dirigente del PCI, rigido, autorevole, lontano dal mondo che gli occhi giovani della figlia vedevano, e gli anni in cui c’era chi, lei, non stava “con lo Stato, non con le Brigate Rosse, non con l’Autonomia, non con i provocatori quali fossero: solo con noi stessi.”.
Il libro è il racconto di una generazione che è difficile classificare, se non con superficialità definendoli quelli del ’68. Questo libro è un tassello in più per capire meglio quegli anni, così come lo è stato il libro di Francesco Piccolo “Il desiderio di essere come tutti” che lo scorso anno ha vinto lo Strega.
Anni in cui il “noi” anticipava l”io”, poi è rimasta la nostalgia “per quel “noi”, spentosi via via e divenuto ora isolamento, ognun per sé e nessun Dio per tutti.”.
Anni in cui il personale e politico si confondevano: lotta di classe, amore libero, festival del cinema, traduzioni e primi abbozzi di scrittura nel campo del racconto di fantascienza. La musica popolare nell'ambiente fervidamente creativo del Folkstudio romano di fine Sessanta, narrato attraverso l'amicizia con alcuni dei suoi artefici come Giovanna Marini e Luigi De Gregori.
E poi il racconto del suo amore per Stefano; il racconto di un amore costruito al riparo dalla tirannia del possesso.
Clara Sereni ci racconta con questo libro come è riuscita ad armonizzare la poesia dei princìpi e la prosa della vita, fornendo a tutti i libertari, ribelli, utopisti la via da seguire per rispondere con i fatti al Hic Rodhus, hic salta!
Una storia personale e la Storia dell’Italia, una fotografia della mutazione, la propria e quella del Paese. Alcuni anni della sua vita, dall’abbandono della casa di famiglia, per liberarsi dalla gabbia e da un padre ex dirigente del PCI, rigido, autorevole, lontano dal mondo che gli occhi giovani della figlia vedevano, e gli anni in cui c’era chi, lei, non stava “con lo Stato, non con le Brigate Rosse, non con l’Autonomia, non con i provocatori quali fossero: solo con noi stessi.”.
Il libro è il racconto di una generazione che è difficile classificare, se non con superficialità definendoli quelli del ’68. Questo libro è un tassello in più per capire meglio quegli anni, così come lo è stato il libro di Francesco Piccolo “Il desiderio di essere come tutti” che lo scorso anno ha vinto lo Strega.
Anni in cui il “noi” anticipava l”io”, poi è rimasta la nostalgia “per quel “noi”, spentosi via via e divenuto ora isolamento, ognun per sé e nessun Dio per tutti.”.
Anni in cui il personale e politico si confondevano: lotta di classe, amore libero, festival del cinema, traduzioni e primi abbozzi di scrittura nel campo del racconto di fantascienza. La musica popolare nell'ambiente fervidamente creativo del Folkstudio romano di fine Sessanta, narrato attraverso l'amicizia con alcuni dei suoi artefici come Giovanna Marini e Luigi De Gregori.
E poi il racconto del suo amore per Stefano; il racconto di un amore costruito al riparo dalla tirannia del possesso.
Clara Sereni ci racconta con questo libro come è riuscita ad armonizzare la poesia dei princìpi e la prosa della vita, fornendo a tutti i libertari, ribelli, utopisti la via da seguire per rispondere con i fatti al Hic Rodhus, hic salta!
Via Ripetta 155 di Clara Sereni
Editore: Giunti
Anno di pubblicazione: 2015
Pagine: 129
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