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La sposa di Mauro Covacich





Diciasette racconti, alcune storie vere da sembrare finte e alcune storie finte da sembrare vere. Personaggi protagonisti in una storia diventano comparse nelle altre. Elementi di cronaca quotidiana o la sua biografia o semplici pensieri, che Covacich mescola rappresentando l’opera umana. 

La sposa, il primo racconto che dà il titolo al libro, è Pippa Bacca: era un’artista triestina e nel 2008 decise di fare un lungo viaggio in autostop vestita con l’abito nuziale, quella fu l’ultima performance, l'uomo che le diede un passaggio la violentò e la uccise. 
Un continuo passare dalla realtà, il processo di Cogne, la morte di un cantante dimenticato di Sanremo (Alessio Bono), alla finzione, l'uomo che sussurrava ai lupi e quello che partecipa ad inquietanti safari umani. 

Il male è dentro ognuno di noi ma «ogni volta che facciamo qualcosa con cura distruggiamo il male che è in noi». 
Un mondo che ha perso l’essenza delle cose per abbandonarsi in una continua performance. Genitori che esibiscono i figli come trofei, e «soggetti sterili, dotati di apparati riproduttivi fertili» che per la paura di invecchiare finiscono con il rinunciare a divenire genitori, ma mentre per gli “sterili” prima o poi arriverà una botta chiarificatrice, i genitori penseranno che in fondo, loro, almeno qualcosa di buono hanno combinato, invece non è vero.  Spacciano come gesto di generosità verso il prossimo un impulso cripto-narcisistico. 

Covacich non ci gira intorno alle cose, il politicamente corretto non regna in questo libro e le parole che scrive sono un pugno nello stomaco, servono a farci vomitare l’ipocrisia e magari solo per un attimo, quello che basta per voltar pagina al libro, vederci per quello che siamo.


La sposa di Mauro Covacich


Editore: Bompiani
 
Collana: Narratori italiani
   
Anno di pubblicazione: 2014

Pagine:185


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