Josef Fritzl, nel 1984, sequestrò la figlia Elisabeth e la tenne reclusa per ventiquattro anni, generando con lei sette figli. Questo orribile fatto di cronaca è servito a Paolo Sortino, autore esordiente, per costruire una struttura narrativa che indagasse gli abissi dell’animo umano.
Elisabeth, editore Einaudi, è un romanzo crudo. Ho avuto bisogno di un periodo di decantazione prima che i concetti, abilmente disseminati dall’autore, venissero allo scoperto.
La trama: un abbaglio di abuso all’umanità.
La trama: un abbaglio di abuso all’umanità.
Un amore distorto quello di Fritzl che per i diciotto anni della figlia le “dona” un viaggio nel sottosuolo al buio, in un claustrofobico atto di possesso che indurrebbe un’assenza di speranza, ma lo spirito umano riesce sempre a districarsi e ad amalgamare la sua essenza dove non ti aspetteresti.
Una storia che è altro rispetto alla realtà, e dove le somigliasse non ne sarebbe una copia perfetta. La finzione letteraria aumenta la realtà, creando un’altra realtà, infatti nello specchio non riflettiamo esattamente ciò che siamo.
Una storia che è altro rispetto alla realtà, e dove le somigliasse non ne sarebbe una copia perfetta. La finzione letteraria aumenta la realtà, creando un’altra realtà, infatti nello specchio non riflettiamo esattamente ciò che siamo.
Troppo spesso, votati alla spasmodico pensiero di ciò che vorremmo, rimaniamo inermi e passivi di fronte a ciò che siamo; solo risolvendo il conflitto duale tra interiorità ed esteriorità potremmo accettare la realtà che si costruisce davanti ai nostri occhi, e viverla.
Elisabeth ci riesce nel momento in cui non cerca più ragioni su ciò che non dovrebbe essere e cresce insieme al bunker.
Editore: Einaudi
Collana: Supercoralli
Anno di pubblicazione: 2011
Pagine: 220
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