Nei romanzi storici realtà e finzione si alternano, si mischiano; accade
anche nell’ultimo libro di Magris. Il protagonista, che non viene mai nominato,
è ispirato a Diego de Henriquez, nome poi italianizzato in Diego de Enriquez, fu uno
studioso e collezionista triestino di cimeli soprattutto bellici. Enriquez fu un archivista della guerra, non
perché amava i suoi orrori, ma, al contrario riteneva la pace il bene sommo
dell’umanità, convinto che il Museo “Centro
internazionale abolizione guerre e per la fratellanza universale e per
l’abolizione del male e della morte dal passato e dal futuro, a mezzo
dell’invenzione del tempo quale conseguenza dello svincolamento dallo
spazio-tempo”, potesse essere un potente modo per ricordarlo.
Il Museo venne
realizzato dopo la sua morte, avvenuta in circostanze misteriose il 2 maggio 1974, durante un incendio
notturno sviluppatosi in uno dei suoi depositi. Diverse sono state le inchieste
ma non hanno portato da nessuna parte; si passerà presto dall'ipotesi
accidentale a quella dolosa ed i motivi saranno vari, si andrà dal fatto che in
quel luogo vi era l'interesse di realizzare interventi edilizi all'ipotesi
dell'incendio doloso dovuto alla sue conoscenze o perché, in relazione
alla strategia della tensione in essere, era venuto
a conoscenza di informazioni pericolose. Lo studioso aveva raccolto negli anni anche un’infinità di
documenti di argomento storico; le testimonianze che raccoglieva dalle persone
con le quali parlava ed anche le scritte murali che lo colpivano, comprese
quelle che trovava nei gabinetti pubblici. Questi taccuini sono noti come i
suoi “diari”: ed in essi ricopiò anche le scritte sui muri della Risiera di San Sabba, l’unico lager nazista in Italia dove, in una vecchia
fabbrica rossastra e nerastra alla periferia di Trieste, funzionò, tra il 1943
e il 1945, un forno crematorio, dove furono gasati con il Zyklon B migliaia di
partigiani italiani e jugoslavi, ebrei, antifascisti e molti altri furono
torturati, sgozzati, uccisi a colpi di mazza sulla nuca.
L’altra voce narrante, oltre a
quella del professore, è quella di Luisa,
personaggio di fantasia; la giovane donna incaricata di allestire il museo con
i cimeli sopravvissuti, gli ordigni, i libri, i fogli vergati dallo scomparso.
Luisa è nipote di una donna incenerita a San Sabba, figlia di una ebrea e di un
sergente afroamericano che ha partecipato all’occupazione di Trieste.
Oltre alla storia del Museo e del
suo ideatore ci
sono altre storie: gli eccidi nazisti nei Balcani, la tratta
degli schiavi africani, le guerre tribali dei Chamacoco e dei Caribi.
Un libro complesso, pieno di riferimenti a personaggi reali e ad avvenimenti realmente accaduti. Un libro che è fonte di conoscenza, forse si è lasciato poco spazio alla letteratura; ho trovato poco avvincenti i personaggi e poco attraente la scrittura: non ho mai avuto quella voglia irrefrenabile di tornare a casa e riprendere a leggere il libro.
Un libro complesso, pieno di riferimenti a personaggi reali e ad avvenimenti realmente accaduti. Un libro che è fonte di conoscenza, forse si è lasciato poco spazio alla letteratura; ho trovato poco avvincenti i personaggi e poco attraente la scrittura: non ho mai avuto quella voglia irrefrenabile di tornare a casa e riprendere a leggere il libro.
Editore: Garzanti
Anno di pubblicazione: 2015
Pagine: 368
Anno di pubblicazione: 2015
Pagine: 368
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