Un’epidemia improvvisa rende cieca l’intera popolazione, la cecità si manifesta con una sensazione di bianco assoluto, una nube lattiginosa. Il governo, non conoscendo un rimedio, chiude i primi ciechi e i contagiati in un manicomio dismesso. In quell’edificio dovranno sopravvivere da soli senza alcun intervento dall’esterno, nemmeno per prestare cure o in caso di morte. In queste condizioni si paleserà una regressione, un ritorno allo stato naturale in cui la vita è solo mangiare e dormire, e la conseguenza sarà il degrado, l’abbruttimento e la brutalità: il buio, o meglio, tanta luce da non riuscire più a vedersi e riconoscersi nell’altro. L’umanità cade nell'oblio o forse, paradossalmente, la cecità disvela, mette in luce quello che realmente è diventata. Cecità uscito nel 1996 è un’allegoria: «l’incapacità di vedere significa che la vera immagine dell’inferno è proprio il mondo in cui viviamo.». Il libro ha diverse particolarità è ambientato in un non t