Passa ai contenuti principali

La parola




Può capitare che una parola mi ossessiona. 

La leggo ovunque; su un articolo di giornale, in un libro, su una rivista, e addirittura l'ascolto dappertutto. 

Non è detto che la parola abbia un significato ontologico, anzi il più delle volte è un semplice ensemble di lettere, una accanto all'altra, che per convenzione comunicativa assumono un senso piuttosto che un altro, ma forse per questo, lei, la parola, stanca di essere confusa tra tante, vuole emergere, si manifesta ai miei occhi. Ora non so se ha scelto solo me, e perché in tal caso, ma così è.

Alla fine, anche se non lo sono, divento fatalista. E sì, vorrei vedere voi; così all’improvviso vi trovate di fronte, senza alcun apparente motivo, una parola che insiste al cospetto della vostra percezione. Non potete fare a meno di non vederla e ascoltarla. Come una mosca, anche se la scacciate con ben più corposi pensieri, lei, la parola, ritorna.

E allora iniziano le elucubrazioni, gli agganci simbolici. Si formano nella mente i tratti definiti di ciò che prima erano semplici puntini. Tutto è chiaro: la parola è il messaggero, la rivelazione, la parola è il segno che aspettavo, la luce che illuminerà il sentiero… ok basta!  quando mi faccio prendere dalle metafore rimango intrappolato, e come nei sogni, a un certo punto, non comprendo se sono reali. 

Insomma c’è questa parola che è la chiave della mia vita, no non sto ricominciando, almeno in quell'attimo credo che sia così, e anche se poi tutto svanisce mi piace pensare, anche solo per una frazione di secondo, di avere capito tutto. 

Che cosa ho capito? Ehm non lo so. Ma il punto è questo: non è importante cosa. Ci sono cose che le capisci ma non sapresti dare nessuna spiegazione ragionevole sul perché? come? dove? Sai che in quel momento ti riconcili con la natura, ne fai parte. 

Poi ritorni al mondo. 

Commenti

Post popolari in questo blog

Mare al mattino di Margaret Mazzantini

E’ la storia di due donne dei loro figli e di due Paesi ora amici ora nemici. Angelina ha vissuto per quarant’anni a Tripoli, a seguito del piano di colonizzazione del governatore Italo Balbo che portò decina di migliaia di Italiani in Libia, ma ben presto il deserto trasformato in orti diventò teatro di guerra e, la scoperta del petrolio ha mutato definitivamente il territorio, la società, l’economia e gli equilibri internazionali. La famiglia di Angelina cacciata dalla Libia quando arrivò in Italia erano gli anni settanta; un periodo di intense lotte politiche che sfociarono nell’estremismo. Sono gli anni del terrorismo e delle tante stragi ancora oggi senza nessun colpevole. In questo clima i tripolini erano soli, non c’era tempo da dedicare a queste famiglie. Oggi Angelina ha un figlio “ Vito guarda il mare. Sua madre un giorno gli ha detto devi trovare un luogo dentro di te, intorno a te. Un luogo che ti corrisponda .” Jamila è una madre ragazzina che fugge dalla guerra nel s

Nel mondo a venire di Ben Lerner

Nel numero del « New Yorker » uscito il 18 giugno 2012 è stato pubblicato il racconto The Golden Vanity firmato Ben Lerner , in cui un narratore in terza persona riporta le vicende di uno scrittore che deve affrontare un’operazione ai denti ed è indeciso se usare un’anestesia parziale o totale. Nel mondo a venire Ben, il protagonista, è un poeta che ha esordito da poco nella narrativa con un libro che ha raggiunto un inaspettato successo di critica. H a scoperto di avere una malformazione cardiaca, riceve la richiesta di donare il suo sperma per un’inseminazione artificiale da Alex, la sua migliore amica, che lo ritiene capace a livello genetico e pratico di essere un padre. “ Ti ho scelto per e non malgrado i tuoi difetti , ” gli dice Alex “ una nuova strategia di accoppiamento per le donne del nuovo millennio la cui priorità è tenere alla larga i più disastrosi padri, non formare una famiglia nucleare .”  riflette il protagonista che intanto butta giù un racconto, in

LIBERTA'

Tra le gabbie del dovere, il tarlo,  succhia voluttuoso  l’anima dispersa. Dondola l’idea di fuggire, tra le pieghe del volere, spossata dal lungo, sordo,  pungolo ormai insostenibile nell'immemore ricordo. Brivido, accarezza il Verbo che fu e ora soggiace nelle tenebre in visibili,  che l' oscurano.