Può capitare che una parola mi ossessiona.
La leggo ovunque; su un articolo di giornale, in un libro, su una rivista, e addirittura l'ascolto dappertutto.
Non è detto che la parola abbia un significato ontologico, anzi il più delle volte è un semplice ensemble di lettere, una accanto all'altra, che per convenzione comunicativa assumono un senso piuttosto che un altro, ma forse per questo, lei, la parola, stanca di essere confusa tra tante, vuole emergere, si manifesta ai miei occhi. Ora non so se ha scelto solo me, e perché in tal caso, ma così è.
Alla fine, anche se non lo sono, divento fatalista. E sì, vorrei vedere voi; così all’improvviso vi trovate di fronte, senza alcun apparente motivo, una parola che insiste al cospetto della vostra percezione. Non potete fare a meno di non vederla e ascoltarla. Come una mosca, anche se la scacciate con ben più corposi pensieri, lei, la parola, ritorna.
E allora iniziano le elucubrazioni, gli agganci simbolici. Si formano nella mente i tratti definiti di ciò che prima erano semplici puntini. Tutto è chiaro: la parola è il messaggero, la rivelazione, la parola è il segno che aspettavo, la luce che illuminerà il sentiero… ok basta! quando mi faccio prendere dalle metafore rimango intrappolato, e come nei sogni, a un certo punto, non comprendo se sono reali.
Insomma c’è questa parola che è la chiave della mia vita, no non sto ricominciando, almeno in quell'attimo credo che sia così, e anche se poi tutto svanisce mi piace pensare, anche solo per una frazione di secondo, di avere capito tutto.
Che cosa ho capito? Ehm non lo so. Ma il punto è questo: non è importante cosa. Ci sono cose che le capisci ma non sapresti dare nessuna spiegazione ragionevole sul perché? come? dove? Sai che in quel momento ti riconcili con la natura, ne fai parte.
Poi ritorni al mondo.
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