Dopo il gran successo del
primo libro, La lingua geniale, nel quale Marcolongo ci ha raccontato perché
amare il Greco antico, la scrittrice che non
voleva più scrivere di antico, di greco, si è presa del tempo per intraprendere
un viaggio interiore, alla fine ha scoperto che avrebbe perso parte di sé se
avesse abbandonato l’antico.
In questo libro non parla di lingua greca ma utilizza il mondo antico, Le Argonautiche di Apollonio Rodio, l’archetipo dei romanzi di formazione, il racconto della prima nave che solca i mari non per fare la guerra ma per intraprendere un’impresa impossibile; conoscere se stessi, incontrare l’amore, e intreccia il viaggio di Giasone e dei suoi compagni con il suo viaggio personale. Tre piani narrativi, il mito greco più antico, il viaggio e l’autobiografia.
In questo libro non parla di lingua greca ma utilizza il mondo antico, Le Argonautiche di Apollonio Rodio, l’archetipo dei romanzi di formazione, il racconto della prima nave che solca i mari non per fare la guerra ma per intraprendere un’impresa impossibile; conoscere se stessi, incontrare l’amore, e intreccia il viaggio di Giasone e dei suoi compagni con il suo viaggio personale. Tre piani narrativi, il mito greco più antico, il viaggio e l’autobiografia.
C’è nel libro una cura delle parole che
raramente ho riscontrato in altri libri, “Quando non capisco qualcosa della
vita io risalgo all’etimologia della Parola per capire e dare un senso.”, dice
l’autrice. Viviamo anni di smarrimento, senza una guida, senza un porto da
raggiungere, per recuperare chi siamo e per capire chi vogliamo essere, è
necessario tornare al greco perché stanchi della vaghezza, della confusione – e
della nostra epoca, come diceva Virginia Woolf. Questo libro è un ottimo punto
di partenza.
Editore: Mondadori
Anno di pubblicazione: 2018
Pagine: 208
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