Un’indagine, una ricostruzione, un racconto intorno al suicidio di Majakovskij . La mattina del 14 aprile 1930 Veronika Polonskaja era appena uscita dalla «stanza-barchetta», come la chiamava il poeta, quando udì uno sparo, non tornò indietro, urlò. Majakovskij fu trovato disteso a terra, morto, una pistola tra le gambe, la camicia color giallastro macchiata di sangue sulla parte sinistra del torace. «Se muoio, non incolpate nessuno. E, per favore, niente pettegolezzi. Il defunto non li poteva sopportare.» Scrive il poeta nella sua lettera di congedo alla vita. Serena Vitale ha messo insieme lettere, stralci di corrispondenza,deposizioni, fotografie, ritratti del protagonista, disegni … senza alcuna pretesa di stabilirne la verità, questo libro, riesce però a far respirare l’aria dell’epoca in Unione Sovietica: polizia segreta, Nkvd (antenata del Kgb ), OGPU , la perfidia di Gor’kij che lo diceva affetto dalla sifilide, «malattia del capitalismo», il LEF e il