Sono attratto, da un po’ di tempo, da libri che non appartengono a un genere definito. Quei libri che sfuggono a una qualsiasi categoria ma che, caparbiamente, qualcuno cerca ancora di classificarli, di appiccicargli un’etichetta, senza esito.
Ho acquistato il nuovo libro di Andrea Gentile, proprio perché il suo precedente, “L’impero familiare delle tenebre future”, ha quei requisiti di cui sopra.
In Volevo tutto, c’è una trama, c’è il protagonista, Andrea Di Sanza, c’è un luogo, via Solferino 28, a Milano, un luogo di lavoro, la sede del più importante quotidiano del Paese, il Corriere della Sera, ci sono tutti gli altri personaggi, il padre, che anni fa proprio in quel giornale aveva lavorato, la mamma, la moglie e il figlio nato da poco che sono rimasti al sud e c’è il fratello, ritornato dalla naja, sta male, parla di un film segreto che Federico Fellini sta per girare. Andrea non gli crede ma quando viene contattato da un amico del fratello e collaboratore del maestro, tutto cambia.
Il lettore ha l’impressione di trovarsi tra le mani un “genere romanzo”, così è, ma è solo apparenza. Questo libro lascia la stessa sensazione che si prova davanti a un quadro, che osservato da lontano, nella totalità, ha tutto quello che da un quadro ci si aspetta, il contenuto è quello che deve essere ma, man mano che ci si avvicina, si dilegua, e quel che rimane è l’essenza.
Volevo tutto di Andrea Gentile
Editore: Rizzoli
Anno di pubblicazione: 2014
Pagine: 388
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