1. L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio di Murakami Haruki
La
sofferenza è il tema dell’ultimo libro di Murakami, e il
“pellegrinaggio” che segue la perdita e conduce a se stessi, a
ritrovarsi.
Tazaki Tsukuru abita a
Nagoya e insieme ai suoi quattro amici, due femmine e due maschi,
formano un gruppo affiatato, almeno fino al secondo anno di università,
quando riceve una telefonata da Ao, che gli dice di non farsi più
sentire e di non cercarli. Da allora non avrà più nessuna notizia dei
quattro.
Il ragazzo cade in una profonda depressione e il suo unico desiderio sarà morire, senza averne la volontà, “Se
Tsukuru non tentò mai realmente di suicidarsi, fu forse perché la sua
idea della morte era così pura e intensa, che nella mente non riusciva
ad associarla a un’immagine concreta. Il problema della realizzazione
pratica restava in secondo piano. Se si fosse imbattuto in una porta che
conduceva alla morte, probabilmente l’avrebbe aperta senza esitazioni.
Per lui sarebbe stato un prolungamento dei gesti quotidiani, che non
avrebbe richiesto alcuna profonda riflessione. Tuttavia, fortunatamente o
no, intorno a sé quella porta non la vide mai.”.
2. L'armata dei sonnambuli di Wu Ming
Sulla rivoluzione francese ci sono montagne di libri, ma in
questo romanzo c’è tanto di diverso. Partiamo da quello che non c’è. Non c’è
una sistematicità degli eventi, uno snocciolare degli anni come fossero olive,
non ci sono tesi ed antitesi, e allora cosa c’è? Una storia, e vi sembra poco?
Anzi ci sono delle storie, quelle della plebe rivoluzionaria in nome della
quale ogni rivoluzione ha inizio e poi sempre finisce col travolgerla e
umiliarla, meno male che questa volta, dalla parte della plebe, si schiera
Scaramouche, un uomo in maschera che si aggira sui tetti, l’Ammazzaincredibili.
Dicono che sia un italiano. Meno male che c’è Marie Nozière, una sarta e
rivoluzionaria, una figura essenziale, tutto il romanzo ruota intorno a lei.
3. Volevo tutto di Andrea Gentile
In Volevo tutto, c’è una trama, c’è il protagonista, Andrea Di Sanza,
c’è un luogo, via Solferino 28, a Milano, un luogo di lavoro, la sede
del più importante quotidiano del Paese, il Corriere della Sera, ci sono
tutti gli altri personaggi, il padre, che anni fa proprio in quel
giornale aveva lavorato, la mamma, la moglie e il figlio nato da poco
che sono rimasti al sud e c’è il fratello, ritornato dalla naja, sta
male, parla di un film segreto che Federico Fellini sta per
girare. Andrea non gli crede ma quando viene contattato da un amico del
fratello e collaboratore del maestro, tutto cambia.
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