Non era la prima volta che visitava la Reggia di Caserta, ci
abitava vicino, e tante domeniche, con qualche parente, era già stato in quei
luoghi ma la visione della vasca di Diana e Atteone, in compagnia di tre amici,
quel giorno in cui non c’era nessun altro, lo lasciò senza fiato. La sensazione
di fare parte del mondo, gli diede euforia e spavento; per la prima volta, anche solo per un istante,
comprese cosa gli stava succedendo ma poi svanì: all’età di 9 anni gli sembrò
di stare dentro qualcosa di gigantesco.
Quel bambino è Francesco Piccolo, oggi affermato scrittore e
sceneggiatore. Quest’ultimo libro è l’intreccio, a partire dal 1973, degli anni
personali dello scrittore con quelli pubblici dell’Italia; una lente di
ingrandimento sugli avvenimenti politici, da Berlinguer: la vita pura, a
Berlusconi: la vita impura.
È difficile assegnare un genere a questo libro, auto –
fiction, che va di moda da qualche anno, potrebbe avvicinarsi. Piccolo sostiene sia un’intenzione autobiografica, direi che è la descrizione migliore.
Che cosa poteva essere, cosa è la sinistra e cosa è stata
ed è la sua vita oggi, è quello che trovate in questo libro. Dentro ci sta una
partita di calcio dei mondiali del 1974, tra la Germania ovest, quella con i
giocatori famosi con le tute e le maglie belle e la Germania est i cui
giocatori sono sconosciuti, indossano una brutta maglia e una tuta con la scritta
DDR. Ci sta un racconto di Carver e La
promessa di Dürrenmatt e due
film, Come eravamo di Sidney Pollack – 1973, con Robert Redford e
Barbra Streisand e, soprattutto, La terrazza di Ettore
Scola – 1980, con Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, che
l’autore utilizza per rendere più chiare le sue riflessioni.
Nel libro ci sono riportati molti
episodi che hanno cambiato il corso della storia italiana. Gli anni del
compromesso storico, gli uomini che lo pensarono: Moro e Berlinguer. Il
rapimento e l’uccisione dello statista democristiano, l’arroccamento identitario a cui
Berlinguer fu costretto dai fatti, Craxi al potere e l’abolizione della scala
mobile che separò irreparabilmente le due anime della sinistra.
La sinistra amante della sconfitta, dell’idea
che la sconfitta sia la perfezione della purezza, con la pretesa di essere
migliori di tutti, la sinistra reazionaria che si accontenta di rinchiudersi in
una gabbia e di perdere, e perciò rimanere pura è la sinistra che non vuole
comprendere tutti e assumersi le responsabilità di governare.
La scelta di
Bertinotti di togliere la fiducia al governo Prodi è l’esempio emblematico di questa sinistra.
L’ex
segretario dell’ex Partito della Rifondazione Comunista non tenne conto dell’etica della responsabilità, della necessità di valutare le
implicazioni delle proprie decisioni, ma si affidò al fatto che la sua decisione
era giusta, senza pensare che le circostanze potessero peggiorare lo stato dei
fatti, affidandosi cioè all’etica dei principi; quel fatto spalancò le porte
del governo alla destra.
Solo l’incontro di Chesaramai, la ragazza conosciuta la sera della vittoria di Berlusconi, e divenuta poi la moglie di Piccolo, con la sua “superficialità”, gli fece sopportare gli anni a venire e vivere la vita con meno preoccupazione.
Solo l’incontro di Chesaramai, la ragazza conosciuta la sera della vittoria di Berlusconi, e divenuta poi la moglie di Piccolo, con la sua “superficialità”, gli fece sopportare gli anni a venire e vivere la vita con meno preoccupazione.
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