Ieri ho accompagnato mio padre nello studio del dottor …, oculista. Siamo arrivati alle sedici e trenta, in anticipo di quindici minuti. Nella sala d’attesa c’erano sei persone. «È chiaro che l’appuntamento non verrà rispettato.» ho pensato, facendo un cenno d’intesa a mio padre.
Non si comprende se si verifica sempre un imprevisto oppure è una regola, per cui l’appuntamento salta. Credo piuttosto, sia un protocollo adottato da tutti gli oculisti per predisporre meglio il paziente alla visita. E immagino sia una materia di studio nei corsi di laurea di medicina: la sala d’attesa, approccio, strategie e modalità per una lunga attesa. Ma come il paziente si difenda dalla alienante attesa con assoluta abnegazione rimane un mistero.
Ieri però ho potuto osservare delle tecniche che riporto in ordine decrescente di efficacia:
- Una signora che era seduta accanto a me ha aperto – in preda ad isterismo -, la borsa, ha guardato dentro come se ci dovesse trovare chissà cosa e poi l’ha chiusa, sbuffando. E poi ancora, ancora e ancora: ha aperto, guardato e sbuffato. Routine.
- Il ragazzo che era in piedi, accanto alla reception - postura da viveur -, guardava il cellulare come se stesse interrogando un oracolo, forse voleva sapere a che ora sarebbe uscito dallo studio. Paranormal.
- La ragazza che era seduta di fronte a me, ha fissato per tutto il tempo la mattonella davanti ai suoi piedi. Se abbia avuto delle visioni mistiche o semplicemente si sia autoipnotizzata, lo ignoro. Relax.
anche io mi autoipnotizzo con le mattonelle!!! ( Stefania)
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