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Visualizzazione dei post da giugno, 2012

Qualcosa di scritto di Emanuele Trevi

Un giovane Trevi lavora nei primi anni ’90 al Fondo Pasolini a Roma, qualcosa di scritto - il titolo dell’ Appunto 37 di Petrolio in cui P.P.P. fornisce al lettore qualche spiegazione sulla sua decisione: che è quella non di scrivere una storia, ma di costruire una forma -, è il racconto di quella esperienza, dell’incontro con la “ Pazza ”, Laura Betti , curatrice del Fondo, di Petrolio il libro postumo di Pasolini , del mito greco e di tante altre cose.   Un libro che parla di un altro libro, Petrolio , come nessun altro critico aveva fatto mai.  Trevi restituisce alla “ summa ” di tutte le esperienze e memorie di P.P.P. il valore di grande opera letteraria che gli è stata in qualche modo levata preferendo amplificare una presunta rivelazione fattuale insabbiata, che fra le righe del testo doveva esserci.  P.P.P. è per Trevi,  così come Philip Dick, un veggente: « insieme spinti dal medesimo orrore suscitato dal potere e dall’angoscia si accorgono in tempo del

Resistere non serve a niente di Walter Siti

Dopo il 1989 tutto è divenuto più fluido: 1. La politica, a livello globale non esiste più una distinzione netta tra destra e sinistra; 2. L’economia, i paesi occidentali che da sempre sono stati il traino di tutto il globo, vivono una crisi che, dagli USA, da quattro anni, si è insediata nel cuore dell’Europa, con l’impossibilità di comprendere quale economia possa essere stabile e quale fragile; 3. La società, i rapporti interpersonali sono mutati e la distinzione netta uomo - donna è stata contaminata; i ruoli si invertono vorticosamente ed è complicato capire le caratteristiche originarie dei generi; 4. I rapporti tra Stato e anti Stato sono cambiati, l’infiltrazione, dell’uno nell’altro, ormai, rende impossibile capire dove comincia l’uno e finisce l’altro. In tutto ciò le parole, che devono descrivere e comunicare, mutano. “ In genere quando una parola nuova si afferma è segno che è accaduto qualcosa di nuovo nella realtà .”. Se il male ha fagocitato i

Una barca nel bosco di Paola Mastrocola

Ti dicono che non sai stare al mondo.  Ti dicono che sei asociale. Ti dicono che sei diverso. Ti dicono che sei pazzo. Perché? Hai la presunzione di essere un individuo! E quando sei adolescente, emotivamente fragile,  cadi nella trappola del branco, che ti coopta, oppure riesci a resistere.  E prima che sia troppo tardi, invece, di affannarsi nella ricerca delle grandi speranze e delle grandi illusioni sarebbe meglio realizzare se stesso, anche se sei una barca nel bosco .  Tu ne quaesiĕris, scire nefas, quem mihi, quem tibi finem di diderint, Leuconŏe Gaspare Torrente è uno di queste "barche" che non seguono la rotta predefinita. Su suggerimento di una sua insegnante della scuola media, madame Pilou , si è trasferito insieme alla madre, dall’isola al nord a Torino, per proseguire gli studi; perché il ragazzo è portato.  Ma ben presto si rende conto di non riconoscersi e di non essere riconosciuto dal “mondo”.  E inizia a lottare con se stesso